Sei stata la doppiatrice ufficiale Italiana di Lara Croft dal secondo videogioco della serie (1997), sino allo spin-off "Lara Croft and the Guardian of Light"(2010). Ti va di raccontarci come sei stata chiamata la prima volta?
In realtà è accaduto in modo un po’ diverso dal solito. Generalmente si viene selezionati dal cliente tramite un provino voce ma in quell’occasione venni scelta direttamente dalla casa di produzione. Per il primo episodio della serie realizzato in lingua italiana, era fondamentale avere una voce chiara con caratteristiche grintose ma allo stesso tempo suadenti, che desse tutte le indicazioni di movimento al personaggio Lara. Ricordo una lunga sessione di incisione dove continuavo a suggerire spostamenti, salti, indicazioni tecniche, nulla di particolarmente emozionante...
Incombeva il rischio di annoiare ma avevo affrontato la giornata lavorativa con l’entusiasmo che mi contraddistingue e il fonico che mi seguiva non dava alcun segno di stanchezza. Evidentemente ero sulla strada giusta! Ricordo di essermi divertita e non immaginavo che ci sarebbe stato un seguito così importante.
Come ti sei sentita, quando hai scoperto che il fenomeno "Lara Croft" è praticamente esploso?
Indubbiamente mi ha fatto piacere. Fa sempre piacere sapere di essere parte integrante di n successo, qualsiasi esso sia. Il lavoro di squadra è fondamentale e sapere che, grazie all’apporto di ciascun professionista, anche se a volte non ci si conosce tutti, il prodotto risulta vincente, trovo sia un traguardo che emozioni. Personalmente mi lusinga sapere di aver intrattenuto e catturato con la mia voce una generazione di persone che sono cresciute giocando con me. Ancora oggi mi capita che qualcuno, quasi con timore reverenziale, guardandomi estasiato, mi dica: “...ho scoperto che tu sei la voce di Lara Croft!”
Un episodio simpatico: un giorno sono andata a trovare un amico, direttore responsabile di settore di una grossa azienda. Mi fece visitare i vari reparti e mi presentò ai suoi collaboratori come: la voce di Lara Croft... tutti, dico tutti, mi conoscevano! Non ci potevo credere!
È molto facile intuire che tra doppiatore e personaggio venga a crearsi una simbiosi piuttosto particolare. Che rapporto hai avuto con il personaggio di Lara?
La simbiosi è avvenuta in modo molto spontaneo. Cercavo di immedesimarmi nelle situazioni in cui Lara si trovava, in quello che veniva suggerito dalla sceneggiatura; il suo passato, le azioni, le relazioni con gli altri personaggi, le lunghe riflessioni introspettive... mi immedesimavo e porgevo istintivamente. Poi, a mano a mano che la serie proseguiva e Lara cresceva, anch’io crescevo con lei. In un certo senso... siamo cresciute insieme.
Lara è passata attraverso me, la mia voce, il mio modo di essere e di porgere. La voce è forma tangibile di energia, è umana creazione, unica e irripetibile. Io ho semplicemente attinto dalla sorgente della mia energia con slancio e passione per offrirlo a Lara.
In che modo ti piace di più doppiare Lara? Ti diverti di più quando è lucida e serena, quando s'inviperisce, quando mostra gratitudine, oppure quando si arrabbia facendo tremare chiunque?
È proprio la molteplicità delle sfaccettature e dei risvolti psicologici che rendono interessante e appassionante l’interpretazione di un personaggio.
Amo molto il mio lavoro ed è alquanto difficile dire quale momento preferisca affrontare nello svolgersi del percorso. Per me il piacere e il divertimento sono garantiti in ogni passaggio! E il divertimento è contagioso; quanto più si è coinvolti, tanto più si riuscirà a coinvolgere e affascinare il giocatore che ti segue.
Sappiamo che hai molto amato doppiare Calista Flockhart nel ruolo di Ally Mcbeal nell'omonima serie TV della Fox. Hai qualche divertente aneddoto da raccontarci riguardante il doppiaggio di quel telefilm?
Ally... l’ho sempre considerata una sorella.
Come direttrice di doppiaggio sono dell’opinione che, oltre alla vocalità, sia soprattutto il carattere ad indicare quale attore-doppiatore assegnare a un determinato attore-
personaggio. Come docente verifico costantemente con i miei allievi che se non vi è corrispondenza caratteriale è molto più difficile immergersi in una situazione e immedesimarsi nel personaggio.
Ho una formazione artistica che nasce dal teatro ma ho fatto anche molta televisione. Se mi fosse capitato di interpretare un personaggio come Ally, avrei fatto esattamente quello che faceva lei, mi sarei mossa sulla scena con le sue stesse movenze, avrei assunto le stesse espressioni, mi sarei divertita un mondo nei suoi stessi scatti isterici...
Le nostre energie erano in perfetto accordo, all’unisono. Anche in quel caso il lavoro di squadra si era rivelato importante ed efficace. Il direttore della serie, che mi conosceva bene e mi aveva visto tante volte sulla scena, aveva fatto una scelta non solo di voce ma anche di carattere. Gli adattamenti ai dialoghi erano perfetti, respirare con lei non mi risultava minimamente difficile. Così mi sono sentita subito a mio agio, mi bastava leggere le battute e sapevo come interpretarle; potevo fare a meno di guardarla, sapevo le pause che avrebbe fatto, conoscevo le intenzioni prima ancora di ascoltarle, mi rispecchiavo totalmente nel suo istinto interpretativo, la percepivo come fosse una sorella gemella.
È stata un’esperienza davvero emozionante e sempre molto molto divertente, anche se, così come respiravo e ridevo con lei, nell’ultima puntata, ho pianto lacrime vere con lei.
Tutti gli attori piangevano perché nella storia si sarebbero separati (era evidente che piangessero davvero, la serie era finita). Io mentre doppiavo ho pianto con lei, senza ritegno. Non era certo la prima volta che, interpretando un personaggio sulla scena, sul set o in sala di incisione, l’emozione e l’immedesimazione salissero fino ad arrivare alle lacrime vere, ma in quell’occasione il dispiacere era tale da procurare un’autentica sofferenza. L’ho amata tantissimo ed è rimasta nel mio cuore.
Stando a un'intervista audiovisiva per conto di Taxiweb, un altro dei personaggi che hai più amato doppiare è Dorothy (Judy Garland) nel film "Il Mago di Oz", diretto da Victor Fleming e rilasciato per la prima volta nel 1939 (l'edizione home video da te doppiata risale al 1985). Cosa hai amato di più dell'interpretazione dell'attrice?
Qui si parla di un cult movie, di una grandissima e giovanissima Judy Garland, di un fascino e di uno stile d’altri tempi, dei fasti di una Hollywood in pieno fermento. Bisognava non solo restituire tutta la freschezza del personaggio ma soprattutto quel gusto, quelle sonorità, quel genere di recitazione che appartengono a un’altra epoca.
Fu il primo film che doppiai senza l’ausilio della cuffia. Fresca di esperienze teatrali e televisive, ero talmente immedesimata nel ruolo che... indossate le magiche scarpette rosse... ero con lei sul set !:-) Esperienza magnifica che non dimenticherò mai. Sono onorata di essere presente in un film di valore inestimabile quale “Il Mago di Oz”.
"Vita Virginia" è uno dei tuoi più apprezzati lavori teatrali, basato sulla vita di Virginia Woolf e la sua relazione con la poetessa Vita Sackville-West, alla quale dedicò anche la sua opera "Orlando" nel 1928. Cosa ti ha colpito di questa scrittrice britannica?
Virginia Woolf rappresenta una pietra miliare della letteratura del secolo scorso. Donna colta, di grande acume, dotata di una sensibilità estrema e della straordinaria capacità di penetrare l’animo umano, è sempre stata impegnata nella lotta per la parità dei diritti. La sua scrittura è moderna, mai superficiale, ricca di particolari, di delicate sfumature, gli argomenti interessanti e originali. Sono rimasta folgorata dalla sua vita intensa, a partire dai travagliati anni dell’infanzia, agli incontri con gli intellettuali e gli artisti di Bloomsbury. Il matrimonio con Leonard Woolf e la loro intensa attività editoriale disturbati da continue crisi depressive e da fantasmi che, inesorabilmente le attraversavano la mente e non davano tregua né a lui, né a lei.
Ho letto moltissimi dei suoi scritti e di quello che gli altri scrivevano di lei. La sua geniale creatività ha toccato il culmine con il libro: “Orlando, una biografia” dedicato interamente a Vita SackVille-West, amica, amante, musa ispiratrice. Le pagine di diario e l’emozionante carteggio con Vita mi hanno colpita e attratta al punto da desiderare di mettere in scena uno spettacolo a loro dedicato. Mi è sempre piaciuto porre sotto la lente di ingrandimento frammenti di universo femminile, prestando particolare attenzione alle figure storiche, sia di fantasia che realmente esistite; suggerire spunti di riflessione su argomenti legati al sociale, studiare, approfondire.
Di queste due meravigliose figure di donna, avventurosa, aristocratica e scaltra l’una, fragile, psicologicamente labile e geniale l’altra, si è parlato di amore omosessuale. Benché esistano lettere appassionate traboccanti d’amore, nessuno potrà mai dire se sia realmente stata una relazione omosessuale, non esistono testimoni ma non è questo ciò che importa, non sarebbero state certo le prime e tanto meno le ultime. Sicuramente la loro unione le aveva rese essenziali l’una per l’altra e il sentimento reciproco era tanto forte quanto unico. Devo ringraziare Virginia Woolf che mi ha parlato dell’eterna fragilità dei sentimenti e dell’animo umano toccando un argomento importante e attuale nel modo più garbato e nello stesso tempo graffiante, così come solo lei avrebbe saputo fare.
Mettere in scena le pagine, uniche testimoni dell’appassionata storia con Vita, dopo averle selezionate con scrupolo per tracciarne un percorso drammaturgico, averle ritradotte e rese parole fluide a fior di labbra, mi ha dato l’opportunità di rendere visibile e palpabile l’emozione che comunicano. Tutto questo mi è valso il premio per il teatro Franco Enriquez 2007. Grazie Virginia!
Sappiamo che hai recitato all'estero, per poi doverti ridoppiare. Ci parleresti di questa esperienza? Di quale girato si tratta?
Anche questa è stata un’esperienza molto intensa.
Ho studiato lingue estere al liceo ma, fin da bambina, ero stregata dal mondo dello spettacolo. Soprattutto danza e teatro, poi col tempo sono arrivate anche la radio, la televisione, il cinema, la specializzazione nel doppiaggio.
Venni chiamata dall’agenzia che mi rappresentava in quel periodo. Dovevo presentarmi a Verona dove la Bavaria Film di Monaco stava facendo dei sopralluoghi proprio per il film che avrei girato. L’incontro con il produttore e il regista, che mi avevano scelto visionando alcune foto, andò molto bene. Fu un semplice colloquio in lingua inglese.
Ero alquanto stupita del fatto che non mi fecero provare nemmeno una battuta, evidentemente davano per scontato che io sapessi recitare. Il ruolo era importante, protagonista di puntata, avrei dovuto girare diverse pose ma il colloquio si rivelò sufficiente e dunque, senza provino, venni scritturata con la richiesta specifica di recitare nella mia lingua madre.
Nonostante mi fossi offerta di recitare in inglese o anche in tedesco, il regista preferì, per mantenere spontaneità, che mi esprimessi in italiano. E così sul set recitavo in italiano, parlavo con tutti in inglese ma a volte, istintivamente, sentendo parlare la troupe in tedesco, interagivo in lingua tedesca. Insomma, anche se fresca di studi, un gran bell’allenamento per la mente!
Terminate le riprese a Verona, Zurigo e Monaco, dove tutto si era svolto nel migliore dei modi, mi chiesero se ero disposta a doppiarmi in tedesco. Era evidente che, nel frattempo, se mi proponevano di affrontare un’impresa così complessa, la fiducia e la stima nei miei confronti erano cresciute. Accettai con entusiasmo! In effetti, pur vedendo me stessa sullo schermo, pur sapendo doppiare e pur conoscendo il tedesco, non fu per nulla facile!
Avevo recitato articolando piuttosto rapidamente e il tedesco è una lingua costituita da molte parole composte, dunque lunghe e complicate da pronunciare in rapidità. Doppiare in tedesco, con i ritmi e i tempi che io stessa mi ero data in italiano, non era cosa che facevo tutti i giorni... insomma, mi sono dovuta applicare molto. È stato quasi più impegnativo che girare il film.
Ma non è finita qui! La serie fu acquistata dalla RSI televisione della Svizzera italiana e il doppiaggio fu affidato alla cooperativa ADC attori doppiatori cinematografici, della quale facevo parte. Ridoppiarmi in italiano mi fece un effetto stranissimo... fu impegnativo ma davvero divertente. Ricordavo perfettamente quali fossero state le parole utilizzate durante le riprese; l’adattamento italiano del mio doppiaggio tedesco non corrispondeva minimamente e di conseguenza nemmeno i labiali corrispondevano! L’impresa fu dunque quella di riscrivere l’adattamento sull'autentico testo originale, che per fortuna ricordavo piuttosto bene.
Ancora una volta una splendida avventura e un’esperienza di vita che ricordo con tenerezza.
Spero di non avervi annoiato e ringrazio per le domande che denotano attenzione nei miei confronti. Grazie per essermi vicini!